Per il progetto Scuola al Plurale, le Cooperative partner sono state invitate dalla Federazione Italiana Cemea a Roma per conoscere l’esperienza della scuola Di Donato, una delle prime Scuole Aperte d’Italia.
Chiara Bartesaghi, Silvia Butturini, Chiara Cavagnini, Daniela Cerqui, Chiara Gamberini, Anna Maccarinelli e Sofia Silvestrini, educatrici delle Cooperative Area e Nuvola nel Sacco, hanno raccontato questo incontro.
Siamo a Roma, quartiere Esquilino (zona Termini). Ci accoglie Gianluca Cantisani, presidente del MoVi per raccontarci l’esperienza dell’Associazione Genitori della scuola Di Donato. Gianluca è fra i genitori che più di vent’anni fa hanno deciso di costituirsi come associazione e parla dell’esperienza della Di Donato come un miracolo di generatività.

Arriviamo a scuola verso le 16.00; è venerdì pomeriggio e Gianluca ci invita “semplicemente” a osservare quello che succede attorno a noi. La strada è stata pedonalizzata e ora si configura come una piccola piazza davanti alla scuola, con piante, panchine e arredi allestiti da bambini e genitori. Alle 16.30 assistiamo al primo “piccolo” grande miracolo: insegnanti e personale ATA escono, la loro giornata lavorativa è quasi finita…ma la scuola non si svuota. Al loro posto arrivano genitori, volontari e operatori: è il cambio della guardia.
Nel modello delle Scuole Aperte, grazie al contributo attivo dei genitori, la scuola rimane aperta il pomeriggio (e anche la sera per i più grandi). Da questo momento la gestione delle attività passa nelle mani dell’Associazione Genitori con tantissime attività che si rivolgono a diverse fasce d’età. Le attività comprendono proposte sportive, aiuto compiti, ludoteche…il solo basket coinvolge più di 500 tra bambini e ragazzi!
Impossibile non pensare al nostro correre come pazzi, avendo sempre bisogno di prendere l’auto per spostarsi da un posto all’altro, per incastrarci nel tetris delle attività extrascolastiche. Al contrario, nel sistema che stiamo scoprendo alla scuola Di Donato le distanze sono annullate e si moltiplica la prossimità tra persone, bambini e tra le famiglie.
È un meccanismo che è cresciuto e si è sviluppato nel tempo e qui comprende genitori, volontari, istruttori, operatori e anche genitori che hanno il ruolo di “custodi”: ciascuno si fa carico di qualche turno nel tentativo di non gravare sempre sulle stesse persone. Ci fermiamo fino a tardo pomeriggio; nel frattempo arrivano anche gli adolescenti e altri genitori. Eppure non si sente nessuno esagerare, né gli adulti urlare o sgridare. Ma dove siamo finiti? E come si fa?
Si tratta di un processo che ha richiesto tempo e cura ma che ha mostrato il potere della generatività.
Le persone ci sono ancora prima di vederle; partire da un bisogno comune e provare a rispondervi insieme. Il punto di partenza è stato il desiderio, senza delegare, di educare i bambini in un certo modo.

L’Associazione Genitori è stata costituita perchè la mattina, dopo aver accompagnato i bambini a scuola, alcuni genitori si trovavano per un caffè e si chiedevano dove poter trovare un luogo in cui stare il pomeriggio con i propri figli. Il bisogno di partenza era la necessità di uno spazio e questo bisogno è stato portato al preside: così 38 genitori hanno firmato l’atto di costituzione dell’Associazione e c’è stato l’affidamento di un locale della scuola. Era il 2003 e il sogno era avere un villaggio, uno spazio in cui crescere i figli, all’interno di una città che altrimenti lo rendeva impossibile. Ricordiamoci che non c’è comunità educante che non abbia uno spazio proprio.
Il preside della scuola Di Donato ha creduto che far entrare i genitori a scuola potesse fare solo del bene e il tempo gli ha dato ragione: oggi, nel 2025, continua a esserci ancora lo stesso desiderio di dare spazio e fiducia. Le generazioni cambiano, ma la formazione dei nuovi genitori avviene nel luogo stesso, poiché si condividono processi e percorsi all’interno delle assemblee, delle organizzazioni, del “fare”.
Ma quindi si può fare? Tartassiamo Gianluca di domande; non ci sono solo le famiglie, ci sono anche le Istituzioni, il Comune, la scuola, un percorso sui beni comuni, patti di collaborazione, le criticità che di certo non mancano: si parla di desideri, di dialogo, di metodo del consenso e di metodo partecipativo, di facilitatori, ma anche di come “fare” sia meglio che “formale”. Forse è proprio questa dimensione del “fare” che supera il “formale” che porta a questo: una bellissima festa alla scuola Di Donato, dove i bambini giocano, i genitori cucinano, chiacchierano, collaborano, e alla fine si balla tutti insieme: bambini, ragazzi, adulti. Il denominatore comune è certamente la cura dei legami: lo spazio serve per far conoscere le persone e coltivare i legami, ed è qui che nascono i desideri, che si possono trasformare in realtà nello spazio condiviso.
Dunque, da una parte serve far crescere le amministrazioni, dall’altra devono crescere e imparare anche i cittadini: avere una visione di rete che consenta di unire i fili penzolanti verso un’idea di co-progettazione efficace.
E chissà se Scuola al Plurale riuscirà a far crescere a Brescia qualche esperienza “speciale” simile o vicina a quella che abbiamo vissuto in questo bel fine settimana a Roma?
Il progetto Scuola al Plurale è stato selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il Fondo nasce da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Per attuare i programmi del Fondo, a giugno 2016 è nata l’impresa sociale Con i Bambini, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione CON IL SUD. www.conibambini.org